I costumi funerari, come qualsiasi altro elemento culturale di un popolo, non sono fissi, ma anzi mutano e si evolvono nel tempo, talvolta tornando inaspettatamente alle loro origini. In questo caso gli studi di Asher Colombo, professore ordinario di sociologia all’Università di Bologna, per l’Istituto ORME, riflessi anche in “Morire all’italiana: pratiche, riti, credenze” hanno messo in evidenza un dato: la pratica della cremazione è in grande spolvero in Italia e si sta imponendo sempre di più tra i nostri concittadini. Un ritorno alle origini se si pensa che l’incinerazione era la pratica più in uso ai tempi della Repubblica Romana e del primo Impero.
Le ragioni del ritorno a questa pratica ovviamente non c’entrano nulla con i nostri avi, ma restano assolutamente interessanti da analizzare per comprendere meglio alcuni aspetti della nostra società. Innanzitutto un contributo fondamentale è dato dall’ormai scontata, ma sempre più evidente, secolarizzazione della popolazione italiana, nonché dall’accettazione di questa pratica da parte della stessa Chiesa Cattolica. Secondariamente un elemento chiave resta la riluttanza degli italiani ad occuparsi dei temi che riguardano il fine vita: in media infatti gli italiani tendono a non voler occuparsi di lasciare le loro ultime volontà o di redigere testamento, lasciando agli eredi carta bianca. Quello che è venuto meno per quanto riguarda questa pratica è la volontà politica che era ad esso connessa. Un tempo infatti la cremazione era un messaggio di “ribellione” rispetto ai dogmi della Chiesa Cattolica, mentre oggi la si preferisce all’inumazione per sole questioni di praticità.
Ciò che resta centrale per le sepolture degli italiani è sempre la volontà della famiglia. Ecco dunque che viene a contare molto più il luogo di residenza rispetto a quello di origine per le sepolture, dove in genere il defunto ha intessuto il suo network di affetti. La famiglia ovviamente, data la secolarizzazione cui si è accennato, prevale nettamente anche sulla componente religiosa.
Non indifferente per quanto concerne l’immaginario e la rappresentazione che i singoli hanno della morte la loro provenienza territoriale. Non sono infatti trascurabili alcune differenze in particolare tra il nord ed il sud del Paese e tra contesti più e meno urbanizzati. La scelta di stare in casa o in ospedale, la pratica delle condoglianze, l’uso del lutto o il rapporto con la memoria e la cultura dei defunti dipende profondamente da questi fattori. Allo stesso tempo è possibile rintracciare dei trend: al nord i cimiteri vengono visitati più spesso ed il lutto è vissuto da una prospettiva più intimistica, mentre al sud viene data decisamente più importanza alla “rispettabilità” pubblica ed al ruolo sociale del morto.
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