Viviamo in una società ormai completamente intrisa di digitale, un elemento centrale che ha cambiato sia la nostra realtà che le rappresentazioni di essa. Da questo nuovo elemento chiave della società emergono inoltre nuovi spazi e nuovi tempi che superano le categorie tanto della realtà quanto della giurisprudenza.

Ma facciamo un passo indietro. Che cos’è la morte? Per Omero, padre della letteratura greca, Thanatos, la divinità che personificava la morte, era il fratello di Ipnos, il sonno, mentre per Esiodo, è il figlio di Nyx, la notte (la morte in greco è maschile). Che si dia credito all’una o all’altra versione (o financo ad entrambe) per gli antichi greci la morte è associata al buio; inoltre vive in un mondo sotterraneo e sorprende i mortali quando sale in superficie a reclamarli. Il concetto di morte associato all’imprevedibilità è invero tipico di tutta la storia dell’Occidente dalle prime fonti scritte al Secondo Dopoguerra. “Chi vuol esser lieto sia, di doman non c’è certezza” scriveva Lorenzo de’ Medici nel periodo della riscoperta dei classici ed il Memento Mori ( che potremmo tradurre come “ricordati che devi morire”), è un vero e proprio topos all’interno della produzione artistica occidentale.

Con l’avanzamento tecnologico degli ultimi 70 anni è cambiato tutto. La morte non è più improvvisa, ma è preceduta da uno stato, spesso lungo e penoso, di malattia che taluni studiosi hanno ribattezzato “fine vita”, istituendo una vera e propria fase della vita successiva alla vecchiaia. Da homo sapiens siamo divenuti “Tecnosapiens”, e l’aspirazione all’immortalità, desiderio sempre quiescente nella coscienza umana, è sulla cresta dell’onda come mai prima, cullato dalle illusioni di un meta-mondo digitalizzato ed “eterno”.
Eppure non siamo ancora in grado di sfuggire alla morte, al più possiamo ritardarla e per farlo ricorriamo a qualsiasi mezzo: la sopravvivenza è l’istinto prevalente.


Per i greci la morte era una cosa seria, per i moderni altrettanto, per i contemporanei è divenuta un fatto “economico”, materiale ma anche religioso e spirituale, da cui derivano immaginari e rappresentazioni complesse.
E quando non riescono a sconfiggerla la negano, la posticipano e la rimuovono. Ma alla fine Thanatos vince sempre e dal mondo della notte viene e coglie i mortali. Nonostante le rimozioni, le negazioni e il progredire veloce della scienza, che per quanto reificata resta comunque fallibile. Per definizione.

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